venerdì 16 dicembre 2011

Procedimento contro i vermi

La donna prende un bicchiere pieno di acqua limpida, del filo bianco di cotone, un po’ d’olio ed un paio di forbici; distende il bambino sulle ginocchia della mamma, ne misura la lunghezza col filo che piega in tre o in nove e quindi scopre il ventre del piccolo paziente, si fa il segno della croce e segna tre crocette col pollice sull’ombelico. Mentre con le forbici taglia il filo in pezzettini che lascia cadere nell’acqua del bicchiere, recita a fil di labbra il seguente scongiuro:

O Santa ‘Nastasia , ‘n capu lu munti si staggia.
S’ascià a passari la Vergini Maria:
— Chi ià, ‘Nastasia, ca chiangi?
— Chi aiu ad aviri, Matri di Dì,
ca li viermi si stannu mangiannu a mi’.
— Pirchì nun dici l’arazioni mi’? «Luni a ssantu, marti a ssantu,
miercuri a ssantu, juovi a ssantu, venniri a ssantu, sabatu a ssantu, la matina di Pasqua
casca lu vermi,
si fa ‘na frasca
e lassa libera la criatura mia.

Se nel far cadere nell’acqua i pezzettini di filo, essi vanno a fondo vuol dire che i vermi sono morti e sarà più facile espellerli, se essi invece galleggiano vuol dire che sono vivi ed occorrerà ripetere l’operazione altre volte. Lo scongiuro deve essere recitato al sorgere o al calar del sole e da persona che l’abbia appreso la Domenica delle Palme dopo aver assistito in ginocchio e digiuna alla messa di mezzogiorno, oppure il Venerdì Santo nelle ore in cui ha luogo la rappresentazione della «Scinnenza».

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